Romanç, obra e complant sulla prigionia, liberazione e morte del Principe di Viana
Abstract
ABSTRACT: Lo studio, partendo dai componimenti che Joan Fogassot e Guillem Gibert hanno dedicato al principe di Viana, propone una revisione della vulgata invalsa nella storia della letteratura catalana, secondo la quale i poeti catalani, dopo il declino della poesia trobadorica, continuarono a versificare nella koinè linguistica caratteristica di quella lirica, senza avvertire la necessità di ricorrere all’idioma locale (come invece avvenne in altre zone in cui pure si era irradiata la lirica dei trovatori). In realtà la produzione poetica catalana anteriore ad Ausiàs March si discosta dalla tematica amorosa per impegnarsi in un filone meno noto della poesia medievale in lingua d’oc, quello politico. Questo comporta anche un distacco dal ‘canone’ linguistico della lirica trovatori, a cominciare da Andreu Febrer e dalla sua traduzione in versi (così legata al mondo dell’autore) della Commedia dantesca; il poeta di Vic esplicitamente definisce la lingua della sua versione come catalano. I componimenti d’impegno politico, di cui si propone qui la prima traduzione italiana, confermano la vitalità di una cultura che, pur affondando le proprie radici in quella trobadorica, integrandosi nel contesto della realtà catalana ha saputo esprimere una vena autonoma.
ABSTRACT: This study starts taking into account the poems dedicated by Joan Fogassot and Guillem Gibert to the Prince of Viana and proposes a revision to the belief dominating the history of Catalan literature, according to which Catalan poets continued to write in the koinè typical of troubadour poetry even after its decline, without feeling the need to adopt the local language (as it had happened instead in other areas where the poetry of the troubadours had also spread). In fact, the Catalan poetic production prior to Ausiàs March deviated from the love theme and engaged in a lesser-known current of medieval poetry in Occitan dealing with political issues. This also entailed a detachment from the linguistic “canon” of the troubadours, starting with Andreu Febrer and his translation into verse of Dante’s Comedy (so linked to the author’s world); the poet from Vic explicitly defined the language of his version as Catalan. This study proposes the first Italian translation of the poems of political commitment, which confirm the vitality of a culture able to express its autonomous vein by integrating itself into the context of the Catalan reality while being still rooted in the troubadour culture.
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