Cavalcanti interprete di Dante (note sul sonetto Vedeste, al mio parere, onne Valore)
Abstract
ABSTRACT: Il sonetto Vedeste, al mio parere fu scritto da Guido Cavalcanti in risposta al sonetto (più tardi raccolto nella Vita nuova) A ciascun’alma presa, in cui il giovane Dante raccontava un suo enigmatico sogno, sollecitandone l’interpretazione. La tesi sostenuta nel presente articolo è che Cavalcanti abbia letto e interpretato il sonetto di Dante alla luce di due generi lirici codi cati dalla tradizione cortese di matrice trobadorica e fatti oggetto recentemente di uno studio illuminante di Grażyna Maria Bosy: il somni e l’alba. La strategia interpretativa di base adottata da Guido sarebbe dunque di tipo eminentemente letterario o, se si vuole, metaletterario, e non di tipo ideologico, filosofico etc. Precedono alcune note esegetiche in cui si sostiene fra l’altro la bontà della lezione «a la morte cadea» del v. 10, chiarendone il significato.
ABSTRACT: Guido Cavalcanti’s sonnet Vedeste, al mio parere is constructed as a response to Dante’s sonnet A ciascun’alma presa (describing an enigmatic dream and later to be included in the Vita nuova). This essay sets out to prove that Cavalcanti read and interpreted Dante’s sonnet in the light of two lyrical genres codi ed by the courtly troubadour tradition, brilliantly analyzed by G. M. Bosy: the somni and the alba. In my view Cavalcanti’s interpretative strategy is eminently literary (or meta-literary) and not ideological, philosophical etc. The essay includes some exegetic remarks, asserting inter alia that preference should be given to the variant reading «a la morte cadea» (v. 10), and clarifying its meaning..
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